Marco Buti: "Più sovranità all’Europa per liberarla dalla tenaglia Usa-Cina"

Comunicato stampa

L’economista protagonista de “Il Colloquio dell’economia” che si è svolto presso la Camera di commercio di Firenze. “L’Italia e la Toscana del lavoro soffrono un equilibrio cattivo”

Firenze, 9 ottobre 2025 – “Nel mercato del lavoro la Toscana - come l’Italia e a differenza di gran parte del resto dell’Europa - soffre quello che viene definito ‘equilibrio cattivo’. Una ricerca nelle aziende ha verificato che a salari alti corrisponde alta produttività e i numeri di questa equazione crescono in Europa più che in Italia. Ma il fatto più grave è che l’equazione salari bassi-bassa produttività, altrettanto evidente, mentre cala a livello europeo, in Italia e in Toscana cresce”. Aumenta, insomma, il lavoro povero e si abbassa la produttività. Lo ha detto Marco Buti, titolare della cattedra Tommaso Padoa Schioppa presso il Centro Robert Schuman dell’Istituto universitario europeo e già direttore generale per gli Affari economici e finanziari presso la Commissione Europea, rispondendo a una delle domande di Luca Orlando, inviato del quotidiano Il Sole 24-Ore, nel corso del “Colloquio dell’economia” che si è svolto oggi presso l’auditorium della Camera di commercio di Firenze.

Orlando aveva chiesto a Buti come fermare l’emorragia di talenti che escono dalle Università e che, a fronte dell’offerta di stage pagati 500 euro al mese, in gran massa si trasferiscono all’estero. “Allargare gli orizzonti temporali dei decisori e degli imprenditori, fare investimenti di lungo periodo, puntare sull’innovazione tecnologica, rendere meno farraginose le procedure comunitarie” tra le ricette indicate da Buti, che in un precedente passaggio della sua intervista aveva sottolineato come, a differenza del passato, i principali leader europei abbiano un orizzonte temporale breve e a, seconda dei casi, capitale politico inesistente, oppure tutto concentrato all’interno del singolo Paese o che, comunque, non intendono impiegare questo capitale politico a livello di Unione Europea.

“L’Europa è presa a tenaglia fra una superpotenza che estrae valore dal resto del mondo - gli Stati Uniti di Trump - e una superpotenza che crea dipendenza e desertificazione industriale, la Cina di Xi – ha anche detto Buti nel corso e a margine dell’intervista pubblica - Per evitare di essere marginalizzata sullo scacchiere globale, l’Europa deve contare più su sé stessa per la propria crescita e la propria sicurezza. Questo pretende una maggiore condivisione di sovranità, il che richiede di superare l’attuale torsione sovranista che prevale in numerosi paesi dell’Unione Europea. Una riforma del modello di sviluppo esige una coerenza verticale fra livello europeo, nazionale e regionale nelle politiche industriali e nei comportamenti degli attori economici e sociali”.

L’intervista a Marco Buti è stata introdotta dai saluti di Massimo Manetti, presidente della Camera di commercio di Firenze. “I Colloqui dell’economia – ha detto il presidente della Camera – sono uno dei momenti più alti di confronto e aggiornamento per la classe imprenditoriale fiorentina a cui offrono una bussola di orientamento sui temi della finanza, della produzione e dei servizi. Nel corso dell’ultimo Colloquio dell’economia, meno di due settimane fa, Lucia Aleotti di Menarini  ha sostenuto che l’Europa è frenata dalla burocrazia, promuove analisi che poi però non si traducono in progetti concreti per aiutare le imprese ad essere competitive e profittevoli, non protegge la proprietà intellettuale, avrebbe gli strumenti per reagire all’imposizione dei dazi americani ma se non lo farà i suoi territori continueranno a perdere gli investimenti delle multinazionali che si sposteranno negli Usa. Un pesante atto di accusa, dunque, ideale testimone che passa nelle mani del protagonista del Colloquio dell’economia di oggi Marco Buti”. Manetti ha anche chiuso il Colloquio rinviando ad altri appuntamenti nel prossimo anno: “Ringrazio il professor Buti – ha detto il presidente – mi è piaciuto che abbia sollecitato il confronto tra imprese, parti sociali e istituzioni per individuare e superare quelli che lui ha definito ‘colli di bottiglia’ di ostacolo alla crescita economica”.

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